La condizione delle donne oggi e le nostre proposte
La condizione delle donne in Italia è radicalmente cambiata rispetto al passato, merito di una maggiore partecipazione alla società e alla vita politica, seppure con limiti ancora molto evidenti.
La strada per arrivare a questi risultati è stata lunga, difficile e caratterizzata da secoli di ostacoli e sacrifici.
Secondo il Global Gender Gap Index – il rapporto pubblicato dal World Economic Forum, per valutare i progressi fatti verso la parità di genere nei settori della politica, dell’economia, dell’istruzione e della salute di 153 paesi – nel 2019 l’Italia si classificava al 76mo posto!
Aggiungo solo alcuni numeri di indagini svolte dal 2017 al 2019 per fare una fotografia della condizione della donna e da qui partire per prendere il sacco dalla cima:
- L’Italia è penultima in Europa per partecipazione femminile al mercato del lavoro. Solo una donna su due in età lavorativa è attiva.
- Gap salariale a parità di attività
- Il 73% delle dimissioni volontarie rassegnate nel 2017 sono state di lavoratrici madri.
- Solo il 28% delle posizioni dirigenziali nelle aziende private italiane è ricoperto da donne.
- Nelle coppie con figli e in cui entrambi i partner lavorano, le donne dedicano in media il 22% del proprio tempo al lavoro familiare, mentre per gli uomini la percentuale scende al 9%.
E aggiungo …la violenza contro le donne che è un fenomeno diffuso in maniera preoccupante, sia che si tratti di violenza fisica che psicologica, di cui i pochi dati a disposizione ci dicono che ne sono state vittima il 31,5% delle donne italiane tra i 16 e i 70 anni.
Come osservatore milanese, in quanto nata e vissuta in questa città, posso solo dirvi che tra la fine di agosto e l’inizio di settembre scorso, secondo una ricerca di un noto quotidiano condotta tra 1086 cittadine milanesi, è emerso che nelle ore serali ben il 50% delle mie concittadine intervistate che abitano nelle aree periferiche di alcuni municipi si sentono insicure, hanno paura di uscire di casa da sole, di fare una semplice passeggiate.
Il 50% è veramente molto!!
Complice di questa situazione è sicuramente il retaggio di una mentalità patriarcale, che ha visto nel corso della storia le donne “solo” mogli e madri senza CONSIDERARE il valore della cura e la dedizione nei riguardi della famiglia, come un vero e proprio lavoro.
Il valore fondamentale e concreto della donna è la capacità che essa ha di darsi all’altro.
Nonostante rivendichi le esigenze per sè stessa, la donna conserva l’intuizione che il meglio della sua vita è l’orientamento verso l’altro, la dedizione alla sua crescita, alla sua protezione
E ciò è dovuto al fatto che vive l’esperienza di essere mamma (cosa che rappresenta la principale differenza con l’uomo) .
E qui entra in gioco la politica, la nostra politica.
La politica si deve porre il problema di armonizzare concretamente l’organizzazione del lavoro con la missione della donna all’interno della famiglia e della società; e il problema non è solo giuridico economico ed organizzativo ma è innanzitutto un problema di mentalità di cultura e di rispetto.
E lo deve fare partendo da riforme che vanno verso la giusta valorizzazione del lavoro svolto dalle donne nella famiglia, e quindi al servizio della società intera, UN LAVORO PREZIOSO PER IL PAESE.
Così le donne che liberamente lo desiderano potranno dedicare del tempo al lavoro domestico, senza essere socialmente stigmatizzate o economicamente penalizzate; e se vorranno svolgere anche altri lavori potranno farlo con orari e condizioni economiche e di prospettive di carriera adeguate, senza essere messe di fronte all’alternativa di mortificare la loro vita familiare oppure di subire una situazione abituale di stress che non favorisce ne l’equilibrio personale nè l’armonia familiare e della società.
Da dove vogliamo partire per appianare il gap?
Dall’ascolto e dalla condivisione di idee e progetti che DEVONO avere un duplice obiettivo: da una parte servire a fare riforme strutturali e dall’altra per un grande cambiamento culturale.
In ambito di aiuto al cambiamento il nostro pensiero va subito agli incentivi alla fruizione del congedo parentale da parte degli uomini e nell’allungamento del periodo di paternità obbligatorio con ricadute positive sugli istituti previdenziali o con incentivi economici. L’uomo deve avvicinarsi all’attività di cura quanto più possibile e bisogna facilitare questa tendenza
In ambito di riforme strutturali che nel frattempo aiutino la donna pensiamo all’incremento dei servizi di cura ai bambini sin dall’infanzia, con prezzi che siano veramente accessibili e servizi territoriali a domicilio per la cura dei piccoli o degli anziani, in caso di bisogno anche a chiamata.
Azioni volte a promuovere la partecipazione femminile al mercato del lavoro sono cruciali, così come tutte quelle che tolgono gli svantaggi femminili nell’ascesa al potere.
Nella valutazione della carriera di una donna che ambisce a posizioni apicali, ad esempio, sarebbe importante tenere conto di possibili rallentamenti durante i periodi di maternità e di cura dei vecchi accertata; entrambe le situazioni dovrebbero invece rappresentare un punteggio positivo per la carriera della donna e per l’accesso alla pensione.
Il monitoraggio potrebbe essere anche a carico di enti privati accreditati con il compito di controllare a campione la situazione delle donne lavoratrici in ambito di crescita professionale e salari con incentivi per le aziende più virtuose.
In ambito di maternità è necessario applicare anche per le libere professioniste la stessa regolamentazione previdenziale e assistenziale delle lavoratrici dipendenti. Senza differenze perché una donna è una donna!
Aiuti concreti alla donne che vogliono fare impresa le quali spesso si scontrano con una burocrazia infinita per l’ avvio di una azienda, o per l’accesso al credito e agli incentivi: questi problemi aggiunti alla condizione culturale descritta scoraggiano spesso la donna nel fare impresa (rispetto alle alte percentuali registrate dalle imprenditrici nel mondo, in Italia sono soltanto il 20%).
Stileremo presto un programma su tutti queati punti, approfondendo i temi che però vorremmo condividere anche con tutte le donne che vorranno seguirci.
Donne che devono essere audaci e più consapevoli di quanto valore apportano alla società, che devono osare di più e unite – e non utilizzo questa parola “unite” a caso – devono aiutare questo cambiamento culturale per noi e per il nostro Paese.